Autori: Dott. Pasquale Perrone, Dott. Salvatore Cirillo.
I pazienti affetti da sindrome di Down sono caratterizzati da un quadro sindromico che comprende diverse caratteristiche somatiche tipiche della sindrome stessa, in particolare la presenza di un collo corto e poco estendibile, conseguente all’ipertrofia del dente dell’epistrofeo: la limitata iperestensine del collo rende difficili le manovre di intubazione necessarie per la narcosi. Inoltre, è presente una discreta macroglossia, che condiziona le funzioni fonetiche, masticatorie e conseguentemente occlusali. Tali pazienti soffrono anche di una maggiore sensibilità alle infezioni, che condiziona la sopravvivenza degli elementi dentali per la maggiore vulnerabilità alle patologie parodontali e cariose.
Caso clinico
Il caso clinico di seguito riportato riguarda una paziente di 22 anni affetta da Sindrome di Down, discretamente collaborante, che presentava buone condizioni generali, in particolare assenza di malformazioni cardiache.
Giunge alla nostra osservazione lamentando la mobilità degli elementi dentali di aspetto conoide in sede 31, 41. La paziente è portatrice di malocclusione di terza classe con diastemi dovuti alla spinta linguale. Viene sottoposta ad esame Rx endorale (fig. 1) dal quale si reperta la quasi totale assenza di supporto parodontale degli elementi, dovuto ad ipoplasia radicolare.
Si esegue l’avulsione dei due elementi (fig. 2) e si propone la loro sostituzione con un solo impianto da inserire in corrispondenza della linea mediana, vista l’indisponibilità di spazio sufficiente all’inserimento di due impianti causata dalla convergenza delle radici degli elementi contigui.
Si inserisce in anestesia locale un impianto Exacone® 3,3×10 mm (figg. 3, 4) in tecnica monofasica, utilizzando un tappo di guarigione con piattaforma standard.
Considerando la “relativa” collaborazione della paziente, si è ritenuto opportuno eseguire l’intervento nella sala operatoria di un Centro di Day-Surgery (fig. 5), con la collaborazione dell’anestesista-rianimatore. Al fine di migliorare la “compliance” della paziente, lo specialista ha somministrato una blanda sedazione endovenosa. Si è provveduto, quindi, a praticare l’anestesia locale, essendo preparati anche all’eventualità, come extrema ratio, di eseguire l’intervento in narcosi.
Trascorso il periodo necessario all’osteointegrazione, si rimuove il tappo di guarigione (figg. 6, 7) e si procede alla presa dell’impronta.
Si realizza un moncone personalizzato: con una saldatrice laser si sono aggiunte strisce di metallo di vario diametro fino a raggiungere la forma desiderata (fig. 8). La scelta di inserire un solo elemento ci ha consentito di riproporre i diastemi (figg. 9, 10) già presenti a livello degli elementi naturali, cosa che non sarebbe stata possibile nel caso di una riabilitazione a mezzo ponte.
Tenuto conto che i pazienti affetti da Sindrome di Down offrono generalmente una collaborazione limitata ai trattamenti odontoiatrici, possiamo riferire che la nostra paziente ha ben tollerato tutte le fasi della riabilitazione, perché motivata e gestita in modo da evitare stress inutili. La sistematica Exacone® trova pertanto, data la sua semplicità, in particolare nella fase protesica, particolare indicazione anche nei pazienti con ridotta collaborazione.
Da sottolineare l’eccezionale risposta dei tessuti parodontali periimplantari, risposta da attribuire non certo alla buona igiene della paziente o ai poteri di difesa della stessa, sicuramente ridotti, ma agli effetti del “Platform Switching”, che impedisce la colonizzazione batterica dei tessuti.
Infine, un ringraziamento va alle mie collaboratrici che con il loro cordiale buon umore contribuiscono decisivamente nella gestione dei pazienti non completamente collaboranti.
Realizzazioni protesiche: Laboratorio Odontotecnico di Sandro Pensa – Roma