Autore: Dott. Roberto Meli.
La paziente, di soli 48 anni, fortemente cariorecettiva è giunta all’attuale compromessa situazione dopo inutili tentativi di salvare i denti naturali che nel tempo sono stati estratti per lasciare il posto a protesi sempre più estese; dopo l’estrazione degli ultimi molari (fig.1), si è reso necessario un provvisorio mobile con ganci.
La decisione di estrarre gli ultimi denti (fig. 2), anche se sofferta, è stata accettata dalla paziente nella previsione di realizzare una protesi mobile collegata tramite conometriche a 5 impianti di cui 4 post-estrattivi (fig. 3).
Questa soluzione rappresenta il compromesso adeguato, sotto tutti i punti di vista, per non precludere evoluzioni implanto-protesiche future.
Il trattamento definitivo programmato consiste, infatti, in una protesi fissa su cinque impianti anteriori e altri impianti nelle zone posteriori.
Tuttavia, l’inserimento degli impianti posteriori è indubbiamente più problematico a causa della scarsa disponibilità ossea: per ridurre il disagio della paziente e per offrire una soddisfacente soluzione transitoria, il percorso di realizzazione scelto è stato suddiviso in due tempi:
– posizionamento immediato degli impianti nella zona interforaminale e realizzazione di una protesi rimovibile transitoria su conometriche;
– posizionamento degli impianti posteriori e sostituzione della protesi rimovibile con la fissa.
La descrizione che segue riguarda la prima fase del trattamento.
Dopo aver eseguito il lembo di accesso, i denti sono stati estratti e la cresta ossea è stata rimodellata (fig. 4) in previsione del tipo di protesi scelta. Sono stati inseriti 4 impianti postestrattivi, in zona 43 (diametro 4.1), 42 (diametro 4.1), 31 (diametro 3.3), 32 (diametro 3.3) e un ulteriore impianto in zona 33 (diametro 3.3), tutti di lunghezza 14 mm (fig.5).
Dopo l’inserimento degli impianti è stata rilevata anche un’impronta per la scelta dei monconi (figg. 6, 7, 8).
Al termine sono stati inseriti i tappi di guarigione (fig. 9), la mucosa è stata suturata sui tappi (fig. 10) e la protesi provvisoria, che nel frattempo era stata opportunamente adattata alla nuova situazione, è stata scaricata in corrispondenza degli stessi (figg. 11, 12).
A quattro mesi dall’intervento (figg. 13, 14) i tappi sono stati rimossi e posti su una striscia di cera per evitare errori nel riposizionamento (fig. 15).
È stata effettuata la prova dei monconi di titanio su cui sono state realizzate delle cappette conometriche di zirconia con tecnica CAD-CAM (sistema inLab, Sirona) (figg. 16, 17).
Contemporaneamente è stato rilevato un morso in cera (figg. 18, 19).
Dopo aver verificato che la posizione dei monconi corrispondeva al modello master, abbiamo proceduto alla rettifica dei monconi conometrici di zirconia utilizzando opportune frese a 4° dedicate a questo “nuovo” materiale (figg. 20, 21, 22). Dopo la rettifica è stata realizzata la griglia di rinforzo di cromo-cobalto (fig. 23) con i contenitori che accoglieranno l’elemento “secondario” in materiale FGP, appositamente studiato per ottenere il massimo della passività della struttura portante.
Alla prova montaggio, oltre a tutte le considerazioni estetiche, è stato effettuato il controllo della passività fra protesi e impianti posizionando sopra le conometriche uno spessore calibrato sostitutivo del materiale per la frizione che sarà utilizzato nella fase finale (fig. 24). Quindi, la base provvisoria con la griglia inglobata al suo interno è stata ribasata con la pasta Permlastic Regular Body prima della definitiva realizzazione della protesi (fig. 25).
Alla consegna, ogni moncone con la sua cappetta di zirconia è stato inserito nella rispettiva posizione per un controllo finale della passività con la protesi (figg. 26, 27, 28).
Successivamente, fuori dalla bocca del paziente, le parti di zirconia sono state fissate ai monconi di titanio adottando il cemento composito Nimetic Cem (3M ESPE), avendo cura di eliminare gli eccessi (figg. 29, 30, 31, 32, 33).
Si prosegue con l’applicazione in bocca dove, grazie alla presenza dell’esagono, il posizionamento corretto dei monconi risulta immediato evitando la realizzazione di una dima; si procede quindi all’attivazione tramite apposito strumento (fig. 34).
La protesi è stata consegnata insieme ai monconi senza alcun dispositivo di accoppiamento attivo per favorire l’adattamento mucoso.
Trascorse circa 4 settimane, adottando una tecnica diretta che prevede un adeguato isolamento delle parti in sottosquadro tramite diga (fig. 35), all’interno delle cappe secondarie è stata introdotta una speciale resina FGP (Bredent) per la frizione in conometria (figg. 36, 37, 38, 39). Questa resina, rispetto ad altri sistemi, consente un reintervento nel tempo e può essere rimossa e sostituita a discrezione dell’operatore.
L’intera riabilitazione ha richiesto circa 7 mesi (fig. 40).
Se escludiamo il giorno precedente all’intervento, la paziente non è mai stata privata della protesi.
Realizzazioni protesiche: Laboratorio Dental Giglio di Massimiliano Pisa – Firenze