Autori: Dott. Alberto Frezzato, Dott.ssa Irene Frezzato.
Già abbiamo avuto modo di parlare di impianti corti Leone 6.5 sul n° 10 di Exacone News (maggio 2010).
Vogliamo ora porre alcune considerazioni sull’utilizzo clinico e l’affidabilità di tali impianti.
L’utilizzo di impianti corti si è incrementato nel tempo, parallelamente alla diffusione del trattamento implantare. I dati emersi dalla letteratura negli ultimi anni mostrano una sovrapponibilità di risultati (perlomeno nel medio termine, quanto a sopravvivenza, successo biologico e protesico) di impianti corti (7-8 mm) rispetto a impianti di lunghezza “standard” di 10 o più mm (Annibali et al. 2012, Urdaneta et al. 2012). Analoghi risultati emergono a proposito di impianti “di piccolo diametro” (3 – 3,5 mm) relativi a diversi sistemi implantari (Sohrabi et al. 2012) ed all’impianto Leone 3,3 mm (Mangano et al. 2014) utilizzati in selle a ridotto spessore (tipo 4 secondo Cawood-Howell, Cawood et al. 1988).
L’utilizzo di impianti corti trova un largo consenso tra gli implantologi come strumento di riabilitazione di selle edentule di ridotta altezza (tipo 5 e 6 secondo Cawood-Howell) in alternativa a tecniche incrementali. Queste ultime rappresentano una procedura di maggiore complessità ed invasività e di minore predicibilità rispetto ad una implantologia standard, che presuppone volumi tessutali adeguati. Il paziente stesso apprezza soluzioni a minima invasività (Raviv et al. 2010).
L’impianto corto è stato utilizzato fin dai primi anni della implantologia moderna, ma i risultati clinici erano apparsi nettamente inferiori in termini di sopravvivenza e successo biologico rispetto agli impianti di lunghezza 10-12 mm. A partire dagli anni 2000 questo gap si è andato riducendo fino a scomparire: attualmente gli impianti corti (7-8 mm) vengono considerati impianti “normali” e comunemente impiegati. I risultati incoraggianti mostrati dagli impianti corti negli ultimi anni sono riferibili secondo i vari autori alle nuove forme, alle nuove superfici, all’adozione di tecniche chirurgiche a minore invasività (Renouard et al. 2006). Attualmente il concetto di impianto corto si sta estendendo a misure via via inferiori. Sul mercato sono presenti impianti di 5 e 4 mm di lunghezza fino a impianti “semi-sperimentali” non sufficientemente validati dalla clinica di 3,5 e 2,5 mm.
La sistematica implantare Leone prevede un impianto standard corto di 8 mm, nelle 3 tipologie di diametro di 3,3 – 4,1 – 4,8 mm. Tale impianto viene da noi utilizzato da oltre 10 anni e abbiamo potuto provarne l’affidabilità nelle varie condizioni cliniche. Studi prospettici (Mangano et al. 2014) confermano quanto emerge dalla nostra esperienza clinica: l’affidabilità nelle riabilitazioni di selle edentule posteriori e nei vari siti a ridotta altezza. Nell’ambito della sistematica implantare Leone l’impianto corto 6.5 rappresenta, di fatto, il vero impianto corto e viene utilizzato in situazioni di maggiore criticità quanto ad altezza crestale.
La macro e micro-geometria favorisce un marcato grip con il tessuto osseo a vantaggio della stabilità primaria. L’impianto corto Leone 6.5 è uscito sul mercato, analogamente agli impianti corti di altri produttori implantari, come risposta all’esigenza di riabilitazione di selle edentule di ridotta altezza (circa 8 mm inferiormente, circa 6 mm superiormente) senza ricorrere a tecniche incrementali. Nell’uso clinico trova largo impiego nelle edentulie mandibolari distali con atrofia verticale di media entità (circa 8 mm), laddove la chirurgia incrementale risulta di maggiore difficoltà e non praticabile da tutti gli operatori. Le indicazioni iniziali del produttore si riferivano a siti edentuli da tempo, ormai guariti con osso nativo, su cui praticare la preparazione del sito implantare mediante apposito Kit di frese dedicate, dotate di stop (Figg. 2-4 ).
L’utilizzo di tale tipologia implantare da oltre 5 anni ci ha portato ad estenderne l’impiego a diverse situazioni cliniche, originariamente non previste dal protocollo:
– in siti post-estrattivi immediati (Fugazzotto 2008) nell’arcata superiore (Figg. 5-7);
– in siti post-estrattivi immediati nell’arcata inferiore (Figg. 8-11);
– in siti rigenerati (Figg. 12-14);
– contestualmente a tecniche espansive superiori (mini rialzo di seno ad approccio flapless), da soli o in associazione a impianti standard (Figg. 15-17);
– come impianti distali in riabilitazioni inferiori “All-on-Six” a carico immediato (Figg. 18, 19);
– e come impianti a carico immediato in edentulie parziali, in associazione ad altri impianti (Figg. 20, 21).
Se il controllo clinico a lungo termine (oltre 10 anni) ci confermerà i risultati riscontrati nel breve e medio termine, potremo proporre ai nostri pazienti l’impianto corto 6.5 come trattamento affidabile delle selle edentule con atrofia verticale di media entità, senza ricorrere a procedure rigenerative. A tutt’oggi rimangono ancora irrisolti alcuni quesiti generali relativi al carico, al rapporto lunghezza della corona/lunghezza implantare, alla biomeccanica degli impianti corti ecc. Riteniamo che, in assenza di studi clinici esaustivi al riguardo, la clinica basata sul buon senso possa soccorrerci. È necessario operare un controllo accurato di tutte le fasi: diagnostiche, biologiche, chirurgiche, protesiche.
In particolare, alcuni accorgimenti chirurgici ci sembrano importanti: valutare correttamente la distanza della cresta ossea dal canale alveolare (soprattutto dopo aver spianato creste a lama di coltello), non surriscaldare l’osso soprattutto se di qualità D 1, eseguire una accurata preparazione del sito tenendo lo stesso asse di inserzione delle 3 frese per non ovalizzare il sito stesso e perdere stabilità implantare. In accordo con i dati della recente letteratura, riteniamo che un corretto e preciso management dei tessuti molli sia fattore fondamentale nella prognosi implanto-protesica. Un adeguato spessore dei tessuti molli (Rompen et al. 2007, Fu et al. 2011) rappresenta una valida protezione al tessuto osseo sottostante, in quella zona di transizione fondamentale chiamata ampiezza biologica in cui entrano in gioco molteplici fattori meccanici e biologici: stabilità meccanica, sigillo microbiologico, platform switching. Le caratteristiche della connessione a cono Morse degli impianti Leone ci permettono di affrontare in maniera adeguata tali problematiche ed ottenere ottimi risultati clinici immediati ed a distanza.
Realizzazioni protesiche: Laboratorio Ceramodent di Morbiato Paolo e C. – Padova
Bibliografia:
– Annibali S, Cristalli MP, Dell’Aquila D, Bignozzi I, La Monaca G, Pilloni A. Short dental implants: a systematic review. J Dent Res 2012;91(1):25-32.
– Cawood JI, Howell RA. A classification of the edentulous jaws. Int J Oral Maxillofac Surg 1988; 17(4):232-236.
– Fu JH, Lee A, Wang HL. Influence of tissue biotype on implant esthetics. Int J Oral Maxillofac Implants 2011;26(3):499-508.
– Fugazzotto PA. Shorter implants in clinical practice: rationale and treatment results. Int J Oral Maxillofac Implants 2008;23(3):487-496.
– Mangano F, Shibli JA, Sammons RL, Veronesi G, Piattelli A, Mangano C. Clinical outcome of narrow-diameter (3,3-mm) locking-taper implants: a prospective study with 1 to 10 years of follow-up. Int J Oral Maxillofac Implants 2014;29(2):448-455.
– Mangano FG, Shibli JA, Sammons RL, Iaculli F, Piattelli A, Mangano C. Short (8-mm) locking-taper implants supporting single crowns in posterior region: a prospective clinical study with 1-to 10-years of follow-up. Clin Oral Implants Res 2014;25(8):933-940.
– Raviv E, Turcotte A, Harel-Raviv M. Short dental implants in reduced alveolar bone height. Quintessence Int 2010;41(7):575-579.
– Renouard F, Nisand D. Impact of implant length and diameter on survival rates. Clin Oral Implants Res 2006;17 Supp 2:35-51.
– Rompen E, Raepsaet N, Domken O, Touati B, Van Dooren E. Soft tissue stability at the facial aspect of gingivally converging abutments in the esthetic zone: a pilot clinical study. J Prosthet Dent 2007;97(6 Suppl):S119-125.
– Sohrabi K, Mushantat A, Esfandiari S, Feine J. How successful are small-diameter implants? A literature review. Clin Oral Implants Res 2012;23(5):515-525.
– Urdaneta RA, Daher S, Leary J, Emanuel KM, Chuang SK. The survival of ultrashort locking-taper implants. Int J Oral Maxillofac Implants 2012;27(3):644-654.